Nel messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace del 2022, Papa Francesco rinnova l’invito ad una alleanza tra le generazioni; rilancia l’idea di un “nuovo paradigma culturale”, che è alla base del Patto Educativo Globale lanciato da Papa Francesco ormai due anni fa; sottolinea che “il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace”.
Sono queste le tre vie di Papa Francesco per la pace, sottolineate in un messaggio breve, ma denso di riferimenti, che ha come tema “Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni: strumenti per edificare una pace duratura”. Consegnato in anteprima al presidente italiano Sergio Mattarella, dal Papa il 16 dicembre per la sua visita di congedo prima del suo mandato, il messaggio contiene anche degli appelli precisi ai governanti soprattutto sul tema del lavoro, e ribadisce alcuni dei temi che, in realtà, il Papa ha già sviluppato ampiamente nel corso di vari discorsi: dalla cultura della cura alla necessità di tagliare gli investimenti sulle armi per promuovere quelli sull’educazione; fino all’allarme per i lavoratori dell’economia informale messi a dura prova dalla pandemia (a loro il Papa ha dedicato un messaggio di Pasqua destinato ai movimenti popolari nel 2020) e all’appello per il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Il messaggio parte dalla constatazione che San Paolo VI aveva chiamato la pace “con il nuovo nome di sviluppo integrale”, e che comunque il cammino della pace “rimane purtroppo ormai lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne, e, dunque, della famiglia umana, che ormai è del tutto interconnessa”.
Papa Francesco sottolinea che “la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”, perché “c’è una architettura della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società”, e c’è un “artigianato della pace, che coinvolge ognuno di noi in prima persona”.
La prima via, dunque, è il dialogo tra le generazioni. Un dialogo che esige “una fiducia di base tra gli interlocutori”, di cui ci si deve “riappropriare” di fronte ad una crisi, quella della pandemia, che “ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su stessi”.
Nota Papa Francesco: “Mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza”, perché “le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria, gli anziani, e quelli che portano avanti la storia, i giovani”.
Da questo dialogo si deve trovare “la forza motrice di una politica sana”, rimanendo radicati nel presente, ma anche frequentare passato e futuro, perché “senza le radici, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?” Immancabile, tra i temi di dialogo, anche la cura della casa comune.
La seconda via è promuovere l’educazione e l’istruzione, aree che hanno visto sempre meno risorse perché “considerate spese invece che investimenti”, a tutto vantaggio delle spese militari “che sono aumentate”.
Il Papa allora ritiene “opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano una inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”, anche perché un “reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare benefici allo sviluppo di popoli e nazioni”.
Papa Francesco chiede inoltre che “all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura”, secondo quella idea di forgiare “un nuovo paradigma globale” alla base del Global Compact per l’Educazione promosso da Papa Francesco, che nelle sue intenzioni deve promuovere “l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, sviluppo e sostenibilità”.
La terza via per la pace è, per Papa Francesco, il lavoro. Considerato indispensabile per la pace, è messo a rischio – si legge nel messaggio – dalla pandemia, che ha avuto un particolare impatto “sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti”, perché molti di loro “non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero”, e vivono così “in condizioni molto precarie”, esposti a “varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga”, mentre è solo un terzo della popolazione del mondo che “gode di un sistema di protezione sociale”, e in molti Paesi “crescono violenza e comunità organizzata”.
Papa Francesco chiede di non cercare sempre di sostituire il lavoro umano con il progresso tecnologico, e sottolinea che “è più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato”, accogliendo, stimolando e sostenendo “le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali”.
Realtà che sono chiamate ad essere “luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando a loro volta alla costruzione della pace”, mentre alla politica è richiesto “di svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale”, trovando giusti orientamenti nella Dottrina Sociale della Chiesa.
Questo è l’ottavo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace firmato da Papa Francesco. Istituita da Paolo VI nel 1968, la Giornata si celebra l’1 gennaio di ogni anno. Il messaggio è donato dal Papa ai capi di Stato e di governo che gli fanno visita, e viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo.
I temi dei messaggi di Papa Francesco sono stati su fraternità, lotta alla schiavitù, lotta all’indifferenza, non violenza, buona politica, migranti e rifugiati e dialogo, riconciliazione e conversione ecologica.
(ACI Stampa)