Compie quarant’anni la casa editrice Erickson, punto di riferimento per il contributo alla diffusione culturale dell’inclusione: una realtà che conta oltre 2500 titoli a catalogo, 150 novità e 20.000 persone formate ogni anno e 150 tra dipendenti, collaboratori e collaboratrici, oltre a una rete di 2000 formatori e formatrici e autori e autrici. Un traguardo che sarà festeggiato il 4 dicembre nella sede della casa editrice, a Trento, alla presenza di alcuni esponenti delle istituzioni, di autori e autrici Erickson, assieme al team dei dipendenti, dei collaboratori e tirocinanti Erickson e di tanti stakeholder e interlocutori aziendali. È nel novembre del 1984 che Fabio Folgheraiter e Dario Ianes decidono di fondare le Edizioni Centro Studi Erickson a Trento investendo sull’idea che fosse necessario offrire un contributo concreto ai lavoratori del mondo delle disabilità, della scuola e del lavoro sociale attraverso un’opera pionieristica di documentazione di esperienze e buone prassi del mondo anglosassone. Ma, anche, per far fronte – in seguito alla promulgazione di leggi nazionali che per la prima volta prescrivevano l’inserimento dei ragazzi con disabilità nella scuola dell’obbligo e nel mondo del lavoro – alle necessità di pedagogisti, psicologi, educatori professionali, insegnanti di sostegno, volontari. “Guardando alla nostra storia capiamo ora meglio che ogni impresa culturale mantiene senso ed efficacia negli anni quando riesce a collegare assieme e armonizzare tanti contributi e tanti doni inaspettati, che quasi mai arrivano per programmazione o per calcolo” dice Fabio Folgheraiter. “Ci vuole poco a ricordare gli inizi, quarant’anni fa, con i primi libri che uscivano dal garage e le fatture scritte a mano nel soggiorno di casa, è più impegnativo immaginare il futuro della cultura e della scuola in questo clima politico che mi sembra non particolarmente appassionato a sostenere questi temi” sottolinea Dario Ianes. II nome scelto per quella che inizialmente è una piccola scommessa guarda a Milton Erickson, tra i più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento, oltre che un vero e proprio simbolo: segnato da un’importante disabilità, riuscì ad affermarsi come terapeuta e dedicò la sua vita agli altri. Quarant’anni dopo a non mutare sono le parole che continuano a indirizzare il lavoro di questa rete di persone e competenze in costante aumento. Tra queste: Persona, sempre al centro; Relazione, senza la quale non c’è aiuto; Inclusione, una conquista mai scontata; Disabilità, per ampliare gli orizzonti; Collaborazione, che è multidisciplinarietà e trasversalità; Divulgazione, che poggia su solide basi scientifiche, la base per una conoscenza condivisa e Apertura perché solo uno spirito votato all’accoglienza può crescere e vincere le sfide che la società di oggi e di domani ci presenta.
(ANSA).