Venerdì 6 dicembre alle 20.30, nella Sala Senesi (Palazzo delle terme) di Levico Terme, gli scrittori Paolo Malaguti e Matteo Melchiorre metteranno in luce come il romanzo, e in generale la narrazione, riescano a dare voce a esistenze lontane e a farcele percepire vive nel presente. Come quelle degli ambulanti tesini, che nelle Alpi hanno sempre visto uno spazio di confine da attraversare in cerca di fortuna.
La storia non può essere un semplice elenco di date e avvenimenti. Che si parli delle vicissitudini di un grande Impero o delle vite quotidiane dei ceti sociali rimasti ai margini, la storia ha sempre bisogno di contaminarsi con un racconto che sia appassionante e coinvolgente. È in questo modo che l’eco del passato riesce a risuonare nella nostra vita, per far sì che le vicende di chi ci ha preceduto diventino materia viva con cui confrontarsi. Lo dimostrano i grandi successi di podcast e conferenze che vedono protagonisti professori universitari capaci di mettere la propria passione e la ricerca a servizio delle materie che studiano.
La narrazione ha infatti questa doppia funzione: essere al tempo stesso uno specchio, dentro cui riconoscere i sentimenti che ci fanno essere umani al di là delle nostre differenze, e una porta aperta verso mondi, epoche, geografie che non possiamo nemmeno immaginare. Quando la narrazione incontra la ricerca su ciò che siamo stati nel passato, allora si crea una magia, perché capiamo in modo profondo che non siamo sempre stati così e che le cose potevano andare diversamente, ma al tempo stesso che alcuni sentimenti (paura, amore, voglia di riscatto, senso del potere) sono universali anche se ogni volta prendono forme diverse.
Proprio del “Potere delle storie” parleranno Paolo Malaguti e Matteo Melchiorre, autori di fama nazionale editi da Einaudi, venerdì 6 dicembre alle 20.30 a Levico Terme, nella cornice di Sala Senesi (Palazzo delle terme). Ora in libreria con Fumana, Malaguti nel 2013 ha pubblicato Il mercante di stampe proibite: il sogno, scritto su carta, di generazioni e generazioni di tesini che sono partiti alla volta del mondo in cerca di fortuna, per vendere stampe e altri oggetti. Un sogno incarnato nel protagonista del romanzo, Sebastiano Gecele, e di suo figlio Antonio, che li porterà fino all’America e in generale ai “tipodi”, agli antipodi, come i tesini chiamavano i luoghi a loro lontanissimi ma in cui potevano trovare una via d’uscita dalla loro povertà. Vicende di confine, di emigrazione, di chi parte per cercare fortuna e per voglia di riscatto, attraverso un mondo diversissimo dal nostro ma aperto, nonostante tutto, alle novità. Di viaggi e confini trattano anche le opere di Matteo Melchiorre. Intessendo storiografia e racconto, ha saputo restituire le Alpi come luogo di transito e di confine dove uomini, oggetti e idee sono nella storia, ora solvente e ora colla della linea di frontiera. Non rifugio isolato, ma contesto fertile di vita e di racconto, nelle parole di Melchiorre le Alpi rendono meraviglioso e al tempo stesso spaventoso tutto, anche le cose più banali e materiali.
Due grandi narratori a confronto, per fare i conti da una prospettiva diversa sull’epopea dell’ambulantato tesino e chiudere così la rassegna per dieci del Museo Per Via.