«Ogni volta che accadono (o si ripetono) i gesti vandalici dei giovani, è la rabbia. Gli arrabbiati, come mi capita spesso di nominarli, sono gli adolescenti del terzo millennio che stanno male, forse malissimo adesso dopo gli ultimi anni di pandemia, di crisi economica e sociale e di guerra».
Lo dice all’ANSA lo psicoanalista bolzanino Giuseppe Maiolo.
Per il docente dell’università di Trento, «un malessere non nuovo, ma aumentato a dismisura tra le cui motivazioni vi è quella non avere più futuro. Non lo immaginano più, anzi negli anni lo hanno visto morire come prospettiva».
«Nella mia adolescenza – spiega – il futuro era un ventaglio di possibilità e mi veniva incontro. Adesso non c’è più traccia. C’è il vuoto. Quando questo spazio indefinito prende il sopravvento, la rabbia della protesta, spesso mascherata da divertimento, allaga o infiamma, riempie in altro modo i luoghi in cui si vive o brucia con falò visibili la realtà anche senza lasciare morti sul campo».
Secondo Maiolo, «sta a dire: “Vi accorgerete prima o poi che ci siamo!”. Non è solo la necessità, tutta contemporanea, di trovare un momento di notorietà con le proprie imprese, quanto l’essere riconosciuti dagli adulti come soggetti di diritto a cui è stato tolto il sogno di un futuro felice, promesso e garantito. Quanto meno a parole! La rabbia dei vandali oggi, credo coincida con questo vuoto che hanno dentro e non con la noia», è convinto lo psicoanalista.
«Quella di un tempo gli adulti l’hanno demonizzata spingendo i ragazzi ad avere sempre qualcosa da fare, quando invece distesi sul letto con gli occhi appesi al soffitto, faceva sognare. Ora non più», conclude Maiolo.
(ANSA)