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11 Giu 2021

Papa Francesco: non più presidenti a vita nei Movimenti, a meno che non siano fondatori

Non ci saranno più presidenti a vita dei movimenti ecclesiali, a meno che questi non siano i fondatori degli stessi movimenti, che possono essere dispensati. Con un decreto in 9 paragrafi e una nota esplicativa, il Dicastero Laici, Famiglia e Vita rinnova le forme di governo dei movimenti ecclesiali, perché – si legge in una nota esplicativa al decreto – “non di rado la mancanza di limiti ai mandati di governo favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità, che facilmente cagionano gravi violazioni della dignità e della libertà personali e, finanche, veri e propri abusi

Cosa dice il decreto? Che i mandati nell’rogano centrale di governo possono durare massimo cinque anni, e che una persona non può rimanere nell’organo di governo per più di dieci anni consecutivi, possono essere rieletti solo dopo una vacanza di mandato.

Questo non si applica ai moderatori, che possono esercitare “la funzione indipendentemente dagli anni già trascorsi in altro incarico nell’organo centrale di governo a livello internazionale”, e che può ricoprire un altro incarico nell’organo centrale dopo i dieci anni da moderatore.

Il decreto è retroattivo. Si legge nel decreto? “Le associazioni nelle quali, al momento della entrata in vigore del presente Decreto, sono conferiti incarichi nell’organo centrale di governo a livello internazionale a membri che hanno superato i limiti di cui agli articoli 1 e 2, debbono provvedere a nuove elezioni entro e non oltre ventiquattro mesi dalla entrata in vigore del presente Decreto”.

È un decreto che si applica “anche agli altri enti non riconosciuti né eretti come associazioni internazionali di fedeli, a cui è stata concessa personalità giuridica e che sono soggetti alla vigilanza diretta del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita”.

Nella nota esplicativa, il Dicastero Laici Famiglia e Vita sottolinea che il decreto nasce dal “desiderio di promuovere la crescita delle realtà ecclesiali ad esso affidate, nonché di aiutare i Pastori a svolgere adeguatamente il loro ruolo di guida e di accompagnamento nei confronti delle medesime”.

Si ricorda, nella nota, che Benedetto XVI, notando i frutti dei movimenti, li aveva anche sollecitati “a sottomettersi con pronta obbedienza e adesione al discernimento dell’autorità ecclesiastica, indicando tale disponibilità quale garanzia stessa dell’autenticità dei carismi e della bontà evangelica del loro operato”, mentre Papa Francesco suggerisce di comprendere le esigenze richieste dal cammino di maturità ecclesiale delle aggregazioni di fedeli nell’ottica della conversione missionaria”, indicando tra le priorità “il rispetto della libertà personale; il superamento dell’autoreferenzialità, degli unilateralismi e delle assolutizzazioni; la promozione di una più ampia sinodalità, come anche il bene prezioso della comunione”.

Il decreto mira – si legge ancora nella nota – “a far superare ‘tentazioni e insufficienze’ riscontrate nel modo di esercitare il governo all’interno delle associazioni di fedeli”.

Se sono gli stessi membri delle associazioni a decidere del loro governo, “anche il governo nelle associazioni di fedeli è da intendersi in una prospettiva di comunione ecclesiale, e si esercita a norma del diritto universale e di quello proprio, sotto la vigilanza dell’autorità ecclesiastica”.

Nota il dicastero che “un cattivo esercizio del governo, inoltre, crea inevitabilmente conflitti e tensioni che feriscono la comunione, indebolendo lo slancio missionario”, mentre “l’esperienza ha mostrato che il ricambio generazionale degli organi di governo mediante la rotazione delle responsabilità direttive, apporta grandi benefici alla vitalità dell’associazione: è opportunità di crescita creativa e spinta per l’investimento formativo; rinvigorisce la fedeltà al carisma; dà respiro ed efficacia all’interpretazione dei segni dei tempi; incoraggia modalità nuove e attuali di azione missionaria”.

L’eccezione garantita ai fondatori viene dalla consapevolezza, invece, “del ruolo chiave svolto dai fondatori in diverse associazioni o enti internazionali, il Dicastero, al momento di approvarne gli statuti, ha spesso concesso stabilità agli incarichi di governo attribuiti ai fondatori stessi”.

(ACI Stampa)